Prezzi del lampone in forte incremento nei Mercati all’ingrosso dello Stivale. Negli ultimi giorni, al Mercato di Torino il prodotto di origine nazionale è stato quotato dai 20 ai 22 euro il chilo rispetto ai 17-19 euro di quello spagnolo. Livelli ancora superiori al Mercato di Verona, dove si sono raggiunte medie di 23-25 euro.
Come spiega Carmela Suriano, ceo della Compagnia delle Primizie – azienda di Policoro (Matera) che fa parte del Club Adelita assieme a Mediterraneo Group e Spreafico, ndr – “fin dall’avvio della raccolta nel Sud Italia (fine novembre), il lampone si è sempre posizionato su valori abbastanza soddisfacenti, compresi tra 16 a 20 euro il chilo, con punte massime di 22-23 euro nelle ultime settimane. La domanda, in generale, è positiva e in continua crescita. A differenza di altri piccoli frutti, il lampone si vende bene anche da solo; non ha bisogno di essere proposto in confezioni mix”.
La carenza di Spagna e Marocco fa decollare le quotazioni
“Il picco dei prezzi – sottolinea Suriano – è dovuto alla mancanza di lamponi provenienti da Spagna e Marocco. Le produzioni di questi due Paesi sono infatti molto limitate, a causa dei forti danni per il freddo anomalo. Al contempo in Basilicata e Campania siamo entrati in una fase di stallo: la raccolta è scarsa, dovremo avere una ripresa produttiva a partire da fine aprile; questa carenza nazionale, negli anni scorsi, era stata colmata dal prodotto di importazione”.
“Considerando la crescente domanda e i prezzi soddisfacenti, credo che nei prossimi anni le superfici di lamponi incrementeranno in maniera significativa nelle regioni del Sud Italia, che offrono le condizioni pedoclimatiche ideali per lo sviluppo di questo berries. L’Italia, nel complesso, potrebbe riuscire a offrirlo per 12 mesi l’anno“.
Spagna, Olanda e Francia investono in Marocco
Il Paese emergente nel panorama mediterraneo è il Marocco che, come noto, può sfruttare bassissimi costi per il lavoro agricolo. “In questo Paese sono coltivati circa 2mila ettari tra fragole e lamponi. La manodopera non è qualificata per produrre lamponi di qualità. Tuttavia – conclude Suriano – alcuni imprenditori spagnoli, olandesi e francesi stanno facendo importanti investimenti per aumentare l’offerta marocchina, ampiamente esportata nel Regno Unito”.
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